14 maggio 2009. Accusato da circa 40 milioni di lavoratori, provoca disturbi gastrointestinali e cardiovascolari, affaticamenti e depressioni. Con forti ripercussioni anche sul fronte economico. Angela Goggiamani, medico dell’INAIL, disegna i confini di un disagio avvertito da milioni di lavoratori in Europa
ROMA – Monotonia, tensione, ritmi pressanti, fino a vessazioni e forme di violenza vera e propria: sono i diversi volti dello stress da lavoro che si insinua negli uffici e nelle fabbriche, producendo incertezza nella definizione dei ruoli e nelle istruzioni ricevute. Quando molte persone si ritrovano regolarmente insieme, infatti, è possibile che si verifichi uno stato di tensione: le diverse personalità possono entrare in conflitto e possono verificarsi incertezze nelle dinamiche organizzative, influenzando negativamente l’efficienza del gruppo.
Secondo le cifre fornite dall’Agenzia per la sicurezza e salute del lavoro, le vittime dello stress da lavoro in Europa sarebbero circa 40 milioni di lavoratori, colpiti da malattie professionali quali disturbi gastrointestinali e cardiovascolari, affaticamenti e depressioni. I costi per la collettività sono altissimi in termini di giorni lavorativi perduti ogni anno (il 50-60%), pari a circa 20 miliardi di euro.
Lo stress da lavoro può aggravarsi fino ad arrivare ad alcune forme di mobbing. Anche in questo caso le cifre europee sono allarmanti: 3 milioni di lavoratori annunciano di aver subito violenza sessuale, 6 milioni di essere vittime di intimidazioni e azioni di vero e proprio terrorismo psicologico. Il Parlamento europeo ha deciso di far fronte alla situazione con una campagna di informazione che attraverserà tutto il vecchio continente. A ottobre ogni stato membro dell’Unione avvierà una campagna di sensibilizzazione dedicata al “lavoro senza stress”. Ma, in sintesi, cos’è lo stress lavorativo?
“È l’insieme di reazioni fisiche ed emotive che si manifestano quando le richieste dell’ambiente di lavoro superano le capacità del lavoratore ad affrontarle. Lo stress non è di per sé una malattia, ma uno stato di malessere che genera disfunzioni fisiche, psichiche e sociali”, spiega Angela Goggiamani, medico dell’INAIL. “Gli stimoli legati allo stress possono rivelarsi estremamente utili entro certi limiti (il cosiddetto “stress buono”); è invece ‘cattivo’ quando si verifica in modo acuto, molto intenso, oppure se gli stimoli perdurano per molto tempo”.
Lo stress da lavoro non va confuso con il mobbing che è una violenza psicologica sul luogo di lavoro, adottata con continuità e sistematicità dal datore di lavoro e dai colleghi con l’intento di emarginare la “vittima”; anche il mobbing però è ovviamente una rilevante fonte di stress lavoro-correlato. “L’INAIL tutela sotto il profilo assicurativo i lavoratori che denunciano malattie dovute a stress acuti (infortunio) o a condizioni particolarmente stressanti ricollegabili all’attività lavorativa (malattia)”, ricorda Goggiamani. “Ma l’Istituto è chiamato a dare il suo contributo anche nel campo della prevenzione, attraverso corsi di formazione e informazione, ora anche riguardo al rischio psico-sociale”. Infatti il Decreto legislativo 81 del 2008 prevede “l’obbligo di valutare tutti i rischi, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato”.
La maggiore conoscenza e consapevolezza di tale rischio sui luoghi di lavoro, da parte del datore di lavoro e dei lavoratori, è lo scopo prioritario espressamente individuato nell’Accordo volontario europeo tra le parti sociali siglato nell’ottobre del 2004. Obiettivo del documento: “offrire ai datori di lavoro e ai lavoratori un modello che consente di individuare e di prevenire o gestire i problemi da stress da lavoro”.
La relativa valutazione, da inserire nel Documento di valutazione del rischio (Dvr), “è compito non delegabile del datore di lavoro e il medico competente è chiamato a dare il suo contributo, insieme alle altre figure preposte, utilizzando tutta una serie di parametri che indagano i diversi aspetti del problema”, evidenzia Goggiamani. “Accanto a parametri ben noti quali il tasso di assenteismo, l’aumento del verificarsi degli infortuni, analisi del turnover dei lavoratori, il medico competente potrà avvalersi, come del resto per gli altri rischi presenti in azienda, del contributo di figure specialistiche nelle diverse discipline, mediche e non; tra queste, anche quella dello psicologo”.
Una strategia valida per evitare queste patologie? “La formazione del datore di lavoro e dei lavoratori sul tema dello stress lavoro correlato, la comunicazione e il coinvolgimento costante dei lavoratori sulla politica e sugli obiettivi aziendali, il supporto alla capacità di adattamento ai cambiamenti”, risponde Goggiamani, ricordando che il prossimo 16 maggio è la data entro il quale i datori di lavoro devono inserire nel Dvr i rischi presenti in azienda, e quest’ anno per la prima volta anche i rischi da stress. “L’INAIL al proprio interno ha avviato la stesura di un nuovo documento con l’intento di rispondere alla normativa in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale; si spera che possa essere un contributo anche per altre Amministrazioni pubbliche”.
Fonte INAIL