Tra le possibili vie di trasmissione del virus SARS-CoV-2 vi sono le emissioni respiratorie (droplet), costituite da goccioline di vario diametro. Se il rischio di contagio associato all’aerosol è ridotto, considerando però il tempo di sospensione in aria del droplet, specie in assenza di adeguato ricambio dell’aria nell’ambiente, costituisce una concreta fonte di rischio. Allo stato attuale, le evidenze disponibili in merito alle modalità di trasmissione del virus sono incomplete. In particolare, l’analisi delle possibili modalità di contagio tra gli ospiti di un ristorante a Guangzhou in China (24), in cui era presente una persona asintomatica che successivamente ha manifestato la COVID-19, in un locale privo di finestre e dotato di un impianto di climatizzazione unico per l’intera sala, ha evidenziato che: i contagiati, che non appartenevano al nucleo familiare del soggetto infetto, erano situati a distanze comprese tra 1 e 3 metri dalla sorgente; nell’ambiente erano presenti 83 persone tra ospiti e personale, ma tutte le persone che si trovavano al di fuori dell’area interessata dal getto d’aria dell’impianto di climatizzazione sono risultate negative. Le conclusioni sono state che la diffusione sia avvenuta per effetto della diffusione di goccioline (droplet) dal soggetto infetto, senza trasmissione per aerosol. Ciononostante, poiché vi sono state evidenze di diffusione tramite aerosol di altri coronavirus (25) (SARS-CoV, MERSCoV), non si può ritenere nullo il rischio di tale ulteriori modalità di diffusione. Pertanto, gli impianti di climatizzazione e di ventilazione possono mitigare o acuire il rischio di contagio aerogeno. Infatti, la movimentazione dell’aria in ambiente può incrementare la gittata delle gocce o determinare lo spostamento dell’aerosol verso una diversa porzione dell’ambiente, investendo altri occupanti e favorendone il contagio. L’immissione di aria esterna determina una diluizione dei patogeni, riducendo la carica virale media e quindi la probabilità di contagio, mentre il ricircolo può diventare fonte di rischio.
Con l’emanazione delle ultime Ordinanze Regionali, sono state fornite maggiori informazioni circa l’utilizzo degli impianti di condizionamento, se l’attività svolta rientra tra quelle indicate nelle categorie riportate in Ordinanza e che per comodità riportiamo in maniera non esaustiva:
- Ristorazione
- Stabilimenti balneari e spiagge
- Attività ricettive e locazioni brevi
- Strutture turistico-ricettive all’aria aperta (campeggi e villaggi turistici) Rifugi alpinistici ed escursionistici ed ostelli per la gioventù Acconciatori, estetisti, tatuatori e piercers, centri massaggi e centri abbronzatura
- Commercio al dettaglio in sede fissa e agenzie di viaggi
- Commercio al dettaglio su aree pubbliche (mercati, fiere, sagre,posteggi isolati e attività in forma itinerante)
- Uffici aperti al pubblico
- Piscine
- palestre
- Manutenzione del verde
- Musei, archivi e biblioteche e altri luoghi della cultura
- Attività fisica all’aperto
- Noleggio veicoli e altre attrezzature
- Informatori scientifici del farmaco e vendita porta a porta
- Aree giochi per bambini
- Circoli culturali e ricreativi
- Formazione professionale
- Spettacoli
- Parchi tematici, faunistici e di divertimento
- Servizi per l’infanzia e l’adolescenza
- Professioni della montagna
- Guide turistiche
- Impianti a fune e di risalita ad uso turistico, sportivo e ricreativo
- Strutture termali e centri benessere
- Sale Slot, Sale Giochi, Sale Bingo e Sale Scommesse
Sinteticamente le indicazioni fornite in Ordinanza sono queste:
“Favorire il ricambio d’aria negli ambienti interni. In ragione dell’affollamento e del tempo di permanenza degli occupanti, dovrà essere verificata l’efficacia degli impianti al fine di garantire l’adeguatezza delle portate di aria esterna secondo le normative vigenti. In ogni caso, l’affollamento deve essere correlato alle portate effettive di aria esterna. Per gli impianti di condizionamento, è obbligatorio, se tecnicamente possibile, escludere totalmente la funzione di ricircolo dell’aria. In ogni caso vanno rafforzate ulteriormente le misure per il ricambio d’aria naturale e/o attraverso l’impianto, e va garantita la pulizia, ad impianto fermo, dei filtri dell’aria di ricircolo per mantenere i livelli di filtrazione/rimozione adeguati. Se tecnicamente possibile, va aumentata la capacità filtrante del ricircolo, sostituendo i filtri esistenti con filtri di classe superiore, garantendo il mantenimento delle portate. Nei servizi igienici va mantenuto in funzione continuata l’estrattore d’aria”.
Per tutte quelle attività che invece non rientrano nell’elenco sopra, per esempio un ufficio non aperto al pubblico, le indicazioni sul corretto utilizzo in sicurezza sono tuttora fornite dal Protocollo anti contagio del 24 Aprile, ormai noto ai più, e dagli aggiornamenti periodici dell’Istituto Superiore di Sanità.
Nell’ultimo aggiornamento per mezzo del Rapporto ISS COVID-19 n. 33/2020, vengono fornite in forma tabellare molte indicazioni utili relativamente alla tipologia di impianto ed al relativo rischio. Indicazioni anche per l’utilizzo dei ventilatori, che nella maggior parte dei casi non dovranno essere utilizzati.
Raccomandazioni operative da applicare in relazione al livello di rischio dell’ambiente, come definito in Tabella 9, in ambienti non sanitari né ospedalieri
Raccomandazioni operative per ventilatori e altri dispositivi di raffrescamento d’ambiente e personale (si veda Tabella 9 per la Matrice di Rischio)