Fra i servizi di cloud computing, Dropbox è sicuramente quello più diffuso. La big della nuvola informatica fondata da Drew Houston e Arash Ferdows, che ha base a San Francisco, ha superato già da un pezzo la soglia dei 100 milioni di iscritti. E le integrazioni su smartphone e tablet stanno suggellando questo successo.
La reticenza, tuttavia, è sentimento sempre valido quando si parla di archiviazione online di dati personali. E le varie piattaforme di cloud sono sempre alla ricerca di migliorie che possano infondere la giusta sicurezza nell’animo dell’utente. Ma c’è di più. C’è che da qualche tempo la normativa europea in materia di protezione di dati personali è cambiata, e ha introdotto l’obbligo di assicurare la riservatezza, l’integrità e la disponibilità dei dati trattati.
È stato anche limitato il trasferimento di dati verso paesi al di fuori dall’Ue, per una divergenza normativa sulla riservatezza dei dati. In pratica, se si utilizza un servizio di cloud con server locati al di fuori dal territorio dell’Unione, il servizio stesso può essere utilizzato solo se il provider si adegua alla normativa comunitaria aderendo a un protocollo statunitense denominato Safe Harbor.
Ed è quello che ha fatto in queste ore Dropbox, pensando soprattutto alla declinazione business della vicenda visto che gran parte dei server cloud sono geograficamente, e non solo, molto lontani dal Vecchio continente. Il colosso del cloud ha rilasciato un aggiornamento dei suoi termini di servizio e delle norme sulla privacy. Aggiornamento che sarà effettivo dal 24 marzo, e che intanto Dropbox sta portando a conoscenza degli utenti inviando loro una mail riepilogativa.
Arriva l’arbitrato
Altra grossa novità, Dropbox ha introdotto l’arbitrato, così da snellire gli eventuali tempi delle controversie: «Abbiamo aggiunto – si legge nella nota sul sito – una sezione sull’arbitrato ai nostri Termini di servizio aggiornati. L’arbitrato è un modo rapido ed efficace per risolvere le controversie e offre un’alternativa a opzioni come i tribunali statali o federali in cui il processo può richiedere mesi o addirittura anni. Se non desideri accettare il ricorso all’arbitrato, puoi rifiutare la clausola in questione compilando un modulo online nei 30 giorni successivi all’entrata in vigore dei Termini. Il modulo e altri dettagli sono disponibili sul nostro blog».
Per quanto il rispetto la privacy, invece, Dropbox si è concentrata sullo snellimento e su una comprensione più immediata dell’argomento, chiarendo meglio le modalità con cui sono utilizzate le informazioni degli utenti: «Quando ci fornisci accesso ai tuoi contatti, li archiviamo in modo che tu, e soltanto tu, possa svolgere più agevolmente attività come la condivisione di file, indipendentemente dal dispositivo che stai utilizzando (pc, tablet o smartphone)».
Dropbox ha voluto però assicurare che con le nuove normative in vigore dal 24 marzo, che mirano a semplificare notevolmente il linguaggio, «l’impegno a mantenere i tuoi file protetti e sicuri non è cambiato. Non vendiamo le tue informazioni personali a terze parti. Non pubblichiamo annunci sulla base dei file che archivi nei nostri servizi. Come sempre, i tuoi file rimangono solo tuoi».